Ci sono quelli eternamente
depressi a Capodanno. E quelli perennemente felici. Come se le vie di mezzo d’improvviso
non esistessero più. O tutto o niente, o il tutto di niente o niente di tutto.
E se volessi solo un po’? Un po’ sentire, un po’ provare, un po’ gioire, un po’
stare con la gente, un po’ starmene per i cavoli miei. Non ce l’ho l’ansia del
Capodanno io, non ce l’ho più. Da ragazza sì, ma era l’ansia della festa, dell’attesa,
degli incontri. Era il Sabato del villaggio della mia vita, e io vivevo ogni
giorno come se fosse sabato, figuriamoci il 31 dicembre!Poi crescendo, con le
esperienze che man mano si accatastavano dietro l’uscio della mia casa dei
sogni, alcune emozioni si sono come addormentate, altre hanno acquistato forza,
e mi sono accorta che queste “altre” mi riguardavano poco, rientravano più
nella sfera delle emozioni riflesse, quelle godute per interposta persona,
quelle derivate dal bisogno di rendere felice qualcun altro. Mi ero
accantonata, facevo parte di quella catasta fuori da quell’uscio, quello dei
desideri. Ero il mio desiderio da realizzare, ma dopo, più avanti, tanto c’è
tempo…L’inconsapevolezza del tempo che passa. Che beffa! È che quando poi te ne accorgi,
quando te ne rendi conto che questo tempo è passato, ti ritrovi con tanto di
quel lavoro da fare, e di corsa pure, che ti viene l’affanno. È in quel momento che cominci a
inseguire, a inseguirti. Entri nella cosiddetta fase di recupero, ed è
stancante. E pericoloso anche. Rischi sbronze continue da “felicità a tutti i
costi”, “incontri e socializzazione”, “opportunità da cogliere al volo”, e
neppure te le godi tutte queste cose, non ne ricordi il sapore appena l’effetto
alcolico è smaltito. Solo un gran mal di testa e un senso profondo di
smarrimento.
Ma se lo sappiamo che è così,
perché non interveniamo in tempo? Già. È
la consapevolezza che arriva tardi, è sempre così. E allora io ho deciso di
cambiare le regole, almeno per me, e me lo posso concedere questo lusso. Ho
deciso di non inseguire nulla, tantomeno il Capodanno. Per me è sabato ogni
giorno, ogni mattina al risveglio mi godo quello che arriva, lo aspetto, senza
ansie, come un dono quotidiano. Il mio appuntamento con la vita. Che non
significa solo godere delle piccole cose, non ho questo spirito così
meditativo. Significa accorgermi che ci sono anche quelle, significa dare il
giusto peso e il giusto valore a ciò che mi fa star bene e buttar via ciò che
mi fa star male, perché ora, questa consapevolezza acquisita, mi dà la capacità
di distinguere, di scegliere, di sapere. Almeno questo.
C’era un’usanza a Napoli che, da
bambina, quando trascorrevo le feste dai nonni paterni, non capivo o quantomeno
mi pareva un eccesso. A mezzanotte del 31 dicembre si gettavano via gli oggetti
vecchi di casa: scarpe, vestiti, sopramobili, elettrodomestici, sedie, lampade.
Si gettavano fuori dalla porta, dalle finestre, dai balconi. Era pericoloso
girare per strada a Capodanno a Napoli, non sapevi mai cosa poteva caderti in
testa. Però aveva un senso, ora lo so. Liberarsi del vecchio per far spazio al
nuovo. Ora magari, con la crisi, non si getta via più nulla, ma il senso
metaforico del gesto rimane. Fare spazio al nuovo che arriva, che è inatteso e,
a volte, sorprendente, per cui di spazio deve essercene a sufficienza. Come le
foglie che in autunno cadono per far posto alle nuove gemme. La Natura insegna.
È questo che io faccio
tutti i giorni: accolgo il nuovo che avanza, con gli occhi stupiti e le braccia
aperte. È un esercizio che
consiglio a tutti, che cerco di insegnare ai miei figli, per non vivere il
Capodanno con l’ansia di fare spazio, all’ultimo momento, senza avere il tempo
e l’energia per farlo.
Ma oggi è il 31 dicembre, e certo
tanti saranno in giro, felici o depressi, a cercare di cogliere quel sapore
speciale che questa festa dovrebbe avere. Un momento di passaggio, la speranza
di un cambiamento, una comunione globale nella quale, chissà perché, ci
sentiamo tutti più vicini. E vorrei abbracciarvi tutti, se potessi, per
condividere con voi quei 24 rintocchi a mezzanotte. Uno dopo l’altro, un conto
alla rovescia che è sentenza: 2012 addio con tutto quel che è stato. Benvenuto
2013, con quello che sarà.
Nessun commento:
Posta un commento