domenica 17 giugno 2012

VINCERE UN PREMIO LETTERARIO

Vincere un premio letterario è un'esperienza particolare. Non si tratta certo del premio in sé, non ha un valore intrinseco che cambia la vita ne si può circolare per giorni o mesi con una targa appuntata sul petto a mo' di gualdrappa. E' il valore morale che il premio ha che è importante. Significa: "qualcuno che non conosci ha letto il tuo libro e lo ha trovato meritevole". Quando si scrive si è soli davanti alle pagine bianche, con le emozioni e lo scoramento provocati dall'attività di riportare in prosa fluida ciò che il cuore in subbuglio detta. Poi timidamente si sottopone lo scritto al giudizio degli amici cari, dei parenti i quali, nella migliore delle ipotesi, si azzarderanno a dare qualche consiglio, qualche annotazione, ma non proveranno mai a fare critiche , seppur velate. Poi per uno strano gioco del destino il libro viene pubblicato e letto da lettori veri (non che gli amici e i parenti di cui sopra non lo siano, ma loro sono praticamente obbligati a sottoporsi a questo esercizio...) e spontanei, e arrivano i primi commenti positivi e le prime critiche. Ogni email è aperta con trepidazione, ogni recensione è sottoposta all'analisi dettagliata delle singole parole e capoversi, ogni commento può dar adito alle più ardite supposizioni. Ma è così, il libro non appartiene più all'autore ormai. Il pubblico se n'è appropriato e lo indossa come crede. Poi capita che un gruppo di perfetti sconosciuti, esperti, appassionati di libri decidano che quel libro meriti un premio, perché è bello, perché ne vale la pena, perché è giusto così. E allora tremante e emozionata ti alzi, ti avvicini al podio e ricevi tra le mani il riconoscimento ufficiale che il tuo lavoro ha un valore oltre il tuo cuore. Grazie per aver deciso che, in fondo, posso chiamarmi scrittrice... Sed

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