domenica 7 ottobre 2012

NOI SCRITTORI INDIE NEL FANTASTICO MONDO DELL'EDITORIA



Per una serie di circostanze che non sto qui a spiegare mi trovo da un po’ di tempo a parlare di editoria. E di come promuoversi in questo mondo vasto e sconosciuto ai più.
Sui social network, soprattutto su Facebook in verità, sono nati gruppi di ascolto e condivisione nell’ambito dei libri che neppure nella musica, forse, ce n’è così tanto. Eppure parliamo di cultura. Ma un motivo forse c’è. Il motivo è che nell’ambito musicale sono più avanti, hanno già superato le forche caudine dell’innovazione tecnologica e ormai da un po’ stanno affrontando il difficile tema del “come essere visibili e diventare musicisti di successo”. E le sperimentazioni sono le più diverse, tutto un movimento sta crescendo per promuovere la musica indipendente (da cui Indie, che è lo stesso nome di un Life Style, ma in questo caso vuol dire altro), per potersi affrancare dalle major discografiche dove non c’è posto per il singolo artista, ma solo per il “pezzo” che fa cassetta, e poi giù, nello scarico nero del dimenticatoio.
Immagine presa da qui

Ecco, la stessa cosa sta accadendo ora nell’ambito dell’editoria. Almeno qui in Italia, perché nel resto del mondo questa Rivoluzione culturale è già cominciata da un po’. Dall’avvento di Amazon in poi è stato tutto un proliferare di piattaforme di distribuzione, print on demand, creazione di ebook per l’editoria digitale, tutto per il selfpublishing, tutto per  minare lo strapotere delle grandi case editrici. Ma siamo in Italia… Tornando ai gruppi d’ascolto di cui parlavo prima, quando ci si incontra sul web la situazione che più di tutte viene dibattuta è: ma la tua campagna su Amazon funziona? I libri si vendono? Discorsi da autori Indie…E dico Amazon per nominare il più noto, ma posso citare Lulu, Narcissus, Youcanprint, e via dicendo, la lista è davvero enorme. Purtroppo i numeri che vengon fuori non sono edificanti, e allora giù a darsi consigli sulle campagne promozionali da adottare, sui prezzi da abbassare, sulle strategie di social marketing da seguire…Non c’è molto di più da fare, e lo dico in assoluta buona fede. Siamo sempre in Italia e lo scossone da dare a questa dittatura del “marchio” deve essere davvero grande, potente, per vederne i suoi benefici effetti. E intanto le grandi major dell’editoria si affacciano al nuovo che avanza con prodotti ibridi, selfpublishing a pagamento, controllo dei diritti d’autore, sigilli di sicurezza per gli ebook con i DRM. Per averne il controllo, per non perdere il potere. Sia ben chiaro, io non ho nulla contro le case editrici, anzi, sarei ben lieta che mi pubblicassero un libro, ma come arrivare a loro? Come convincerli a leggere un manoscritto di una perfetta sconosciuta per giudicare almeno se è buono o no? Ci sono le piccole e medie case editrici, magari indipendenti anch’esse, che sono aperte ai nuovi autori, ma talmente oberate da manoscritti da leggere e con una concorrenza così spietata da parte di chi ha il controllo della distribuzione che, se si ha fortuna, si rischia di venir presi in considerazione dopo anni.

Pensiamo poi al fatto che ci sono piattaforme di distribuzione online per gli ebook che dedicano settori appositi per il “self” quasi fosse un ghetto neppure tanto privilegiato, una vetrina nel retrobottega giusto per far vedere quanto si è liberali e innovativi, tant’è che il lettore neppure gli dà una sbirciatina, “tanto è roba di serie B”…

Rileggevo oggi alcuni brani di LawrenceLessig, il creatore di Creative Commons e autore di “The Ethics of the Free Culture Movement”, una sorta di manifesto per la circolazione libera della cultura attraverso il web, e non solo. Lui è un sostenitore convinto della liberalizzazione dei diritti d’autore ed è convinto che anche le case editrici possono trarre vantaggio dall’avvento di un sistema del genere, ben codificato, perché la libera circolazione di un libro, gratuita,  può addirittura incrementare le tirature.
Lawrence Lessig


Si potrebbe fare così quindi. Scrivere il nostro bel libro, pubblicarlo utilizzando Creative Commons per tutelarci, venderlo gratis e, una volta raggiunta la giusta dose di notorietà, presentare il nostro curriculum a una grande casa editrice per essere pubblicati con la “griffe”. E cosa avremmo concluso? Queste case editrici investono sul prodotto/libro, non sul bene/libro, che è un’altra cosa se ci pensate bene, è l’inizio di una storia, di un percorso culturale, di idee e pensieri da condividere liberamente perché qualcuno un giorno le ha partorite e, magari, dico magari, ci piacciono proprio quelle idee lì. E allora il lettore la vorrebbe ripetere l’esperienza, perché è l’autore che gli piace, non solo l’oggetto che gli hanno pubblicato.

E allora, cosa stiamo aspettando? Come vogliamo attuare questa Rivoluzione per una Cultura libera e accessibile? Come vogliamo far uscire allo scoperto quel meraviglioso mondo sommerso di opere scritte e mai lette, di scrittori Indie e creativi? Potremmo ad esempio dichiarare un ebook day, un giorno in cui tutti, ma proprio tutti sui social, facendo un semplice click acquistano a 0,99 cent l’ebook di un amico, di un conoscente, di qualcuno che si autopubblica, una sorta di FlashMob editoriale che paralizzi per un istante lungo ventiquattro ore il Sancta Sanctorum dell’editoria. Chissà che non si sveglino anche loro…
Sed

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