Ho raccolto l'invito della padrona di casa del Salotto Letterario di Tempo x me, un invito particolare legato al prossimo libro in lettura, Tutti tranne Giulia di Michela Tilli (Ed. Fernandel). Si trattava di scrivere una lettera, come la protagonista, e io l'ho fatto. Ma il mio destinatario non è un uomo, un amico, una persona cara. Ho scritto una lettera a un'amica...
"Ciao.
Ti ho cercata ieri, inutilmente.
Eri scomparsa. A volte sei così invadente, capiti lì a sproposito e ti prendi
tutto lo spazio, tutto il tempo. Poi quando la tua presenza diviene necessaria
ti neghi così, quasi a dispetto. Eppure ti sarebbe piaciuto partecipare, magari
per affondare la lama lì dove fa più male, al momento giusto, o per sedare
gentilmente l’ardore coi tuoi toni
pacati, quando vuoi, come sai. Mi sei mancata, si.
E non puoi dire che ti ho sempre
usata, abusata, gestita a mio piacimento, a seconda delle circostanze. Non la
merito questa accusa. Ti ho tenuta con me, in verità, per compiacimento tuo,
non mio. Come fanno in molti d'altronde,
non sono l’unica. Funziona così, da sempre. Poi ci sono anche quelli che
approfittano della situazione, ti imbellettano come una prostituta da bordello
e ti esibiscono al pubblico plaudente che non sa, non vuol sapere, cosa si cela
sotto quella maschera ben costruita.
Io invece lo conosco il tuo
potere, e lo rispetto, per questo cerco sempre di trattarti bene, di farti
sentire a tuo agio con me. Ricordo sempre quei momenti in cui mi sei venuta in
soccorso, sul più bello, con un consiglio dosato o, magari, con una
frecciatina. A volte ti ho dovuta frenare, altre ti ho lasciata libera di
esprimerti, perché è così, tu non ti rendi conto, ma la tua sostanza può
provocare disastri se non sei ben dosata, puoi essere come uno tsunami, e da lì
poi è difficile tornare indietro.
Ieri invece non c’eri. Ieri che
avevo bisogno di te ho avuto solo il silenzio a farmi compagnia. Tutto era
trattenuto dentro di me, le sensazioni, le emozioni, il dolore, e non riuscivo
a esprimermi. Avrei voluto gridare, per una volta ti avrei lasciata andare
libera dalle catene della mia coscienza, del comune senso del pudore, della decenza.
Mi hai tradito ieri, amica cara, sei arrivata in ritardo, hai fatto la signora,
mi hai fatto dono solo dell’ultima parola. Ma va bene così, io ti perdono, non
metto certo in discussione la nostra solida amicizia per così poco. Ci
rifaremo, vedrai, anzi, lo stiamo già facendo, in questo preciso istante: io ti
scrivo e tu…esisti."
Sed
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