Ho fatto un viaggio da sola quest'anno. Serve a volte, aiuta a scoprire
la nostra capacita' di superare i nostri limiti, le nostre incertezze.
Si perché non l'ho fatto in Italia questo viaggio. Sono andata in
Messico. I luoghi mi erano già noti, eh beh, un piccolo aiutino
d'incoraggiamento dovevo pur darmelo. Ma la spinta emozionale, quella
era un'incognita. Come avrei reagito ai miei silenzi, ai miei tentativi
di capire una lingua non mia e di farmi capire, al mio guardare ogni
giorno allo specchio la mia faccia, solo quella, ai pasti solitari al
ristorante? In realtà ciò che più mi premeva era scoprire se ero in
grado di conoscere, di avvicinare la gente. Quello era il mio limite, in
quello dovevo trovare il coraggio.
Una donna sola in Messico non corre
particolari rischi, specie nello Yucatàn, e allora ho deciso che sarei
andata ovunque i miei piedi mi avrebbero portata, seguendo l'istinto,
annusando l'aria del mattino per saggiarne la consistenza, come i
marinai che assaggiano il vento per la giusta rotta. E così ho scovato
un caffè gestito da ragazzi toscani, dove riunirsi con altri italiani
trapiantati era d'obbligo dopo pranzo, per due chiacchiere, sostegno,
sapore di casa.
Poi ho trovato il Mamita, che di messicano non ha nulla,
ma che ha una spiaggia meravigliosa e serve un Margarita da sogno, in
riva al mare, mentre il sole piano piano scivola in acqua, così grande e
rosso che pare di poterlo toccare.
E poi ho incontrato Innocenza. E
questa storia sta diventando un libro, ispirato a lei e a quello che ha
saputo darmi nella semplicità di tante chiacchiere da passeggio.
Sed
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