venerdì 13 aprile 2012

Musil - Il giovane Torless - RECENSIONE

Fresca di lettura di un classico, Il giovane Tӧrless di Robert Musil, provo a farne una recensione prima che il senso di quanto letto svanisca nelle nebbie di più quotidiani pensieri.

Robert Musil

Musil dice che per lo scrittore i riferimenti autobiografici sono una regola, e senz’altro nell’opera giovanile Il giovane Tӧrless è facile intuirlo, ma non voglio far qui un’analisi del pensiero e della vita dell’autore. Voglio invece soffermarmi sulle sensazioni. C’è lo smarrimento, c’è la banalità di una quotidianità piatta, monotona, c’è il color seppia di quelle foto d’epoca di cui si intuisce il contenuto mentre i contorni rimangono sbiaditi, sfocati. E poi c’è la sensibile descrizione dei dettagli, la luce di alcuni paesaggi e degli antri nascosti e scovati quasi per caso, quel pulviscolo dorato che pare avvolga ogni cosa ma che dona fascino e mistero anche a un semplice pavimento di tavole di legno. Su tutto domina la crudezza del racconto, la descrizione semplice, senza enfasi e per questo più vera delle angosce adolescenziali e degli smarrimenti che ne derivano. I giovani maschi dell’inizio del ‘900 uguali ai giovani maschi di oggi, ma forse più smaliziati, più curiosi e per questo crudeli nella loro ricerca interiore e nel loro spasmodico bisogno di appagare i sensi, appagare i bisogni, placare la febbre del cambiamento sperimentando senza porsi limiti di coscienza e di decenza. Il sesso, la sodomia, le torture e il tormento interiore sono narrati con delicato distacco, lo stesso che accompagna il giovane protagonista e che riesce, in uno stile narrativo mai volgare seppure esplicito, a catturare l’attenzione e a far si che le stesse domande che assillano Tӧrless giungano al lettore attuali e pressanti, e le risposte restino comunque sospese e perdute nel passaggio inevitabile dall’adolescenza alla maturità.
Il racconto dei fatti di per sé è scarno e potrebbe essere contenuto in una cartella. La storia di un gruppo di giovani cadetti in un collegio austriaco agli inizi del ‘900, dei loro turbamenti adolescenziali e della loro ricerca di un senso ai perché della vita, dove l’invisibile, l’irreale si confondono con il visibile e il reale in un percorso univoco dove ciò che non è tangibile (anima) ne è parte integrante e necessaria, un ponte per poter accedere alla visione reale dell’esistenza.
Tutto ciò che “riempie” l’opera è una cornice colma di suggestioni visive ed emozionali, in cui le parole “rotolano” e sobbalzano restituendo al lettore il piacere di una corsa in discesa nel pendio dell’arte letteraria.
Sed

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